il pranzo di Babette


In uno sperduto villaggio scandinavo, due anziane sorelle vivono sole nel ricordo (piuttosto tetro) del loro padre, un Pastore protestante fondatore di una piccola chiesa di ispirazione calvinista, particolarmente severa e rigorosa.
In un giorno di pioggia, capita nella loro tranquilla e ordinata vita Babette, una bella signora francese in fuga dalle violenze comunarde che insanguinarono la Parigi del 1870, con Napoleone III in fuga e gli scarponi chiodati dei prussiani in rapido avvicendamento. Suo marito e suo figlio sono morti e lei chiede aiuto, in cambio farò le faccende di casa.
Babette porta una ventata di novità nella vita delle due anziane signorine e in quella dei poveri e dei malati del paesello, che loro così amorevolmente assistono. Fa bene tutti i mestieri, ma rivela da subito un talento fuori dal comune per la cucina, tanto da far sembrare ottima anche la sbobba di brodo e segale preparata dalle sorelle ai loro assistiti.
Un giorno Babette vince una grossa somma alla lotteria, giocata per lei dall’amico parigino che l’aveva raccomandata alle sorelle, un famoso cantante lirico che molti anni prima aveva "scovato" il talento di una delle due, subito stoppato dall’arcigno padre e decide di festeggiare, offrendo una cena nell’anniversario della morte del Pastore. E che cena! in quel villaggio dove si mangia solo prosciutto secco e merluzzo, una nave scarica ogni ben di Dio, dalle quaglie da fare in sfoglia con tartufo, alla tartaruga da bollire nel suo brodo, il tutto innaffiato da raffinatissimi vini…
Ansia e agitazione nelle piccola comunità di bigotti, timorosi che tante delizie siano il frutto del Demonio. Ma il tutto è talmente perfetto, che capiscono che la Grande Cucina - come tutte le forme di arte - è un dono di Dio. E si riconciliano con essa e con il mondo circostante…
Film danese del 1987, il "Pranzo di Babette" mi piace per come tratta carnalmente e spiritualmente il tema del cibo, metafora di dialogo, di incontro e di comprensione grazie a un linguaggio che si vuole universale. Ne amo la dolcezza, la raffinatezza, il sottile equilibrio tra nostalgia, rimpianto e fiducia nel domani, la capacità di tratteggiare il cuore e la mente dei personaggi con poche pennellate, accennandoli appena, ma facendoli sentire vicini a noi…



Brigitte Federspiel e la cuoca Stéphane Hersant (Babette), esule francese che ha speso la vincita alla lotteria per preparare un banchetto ai danesi che l'hanno ospitata:
" così ora sarete povera per il resto dei vostri giorni. "
" ........ UN ARTISTA NON E' MAI POVERO. "
Trama
Alla fine dell'ottocento in un piccolo villaggio della Danimarca vivono due anziane sorelle. Figlie di un pastore protestante, dopo la morte di quest'ultimo, hanno ereditato la guida della comunità religiosa locale respingendo le proposte di matrimonio e scegliendo di vivere una vita frugale e priva di lussi, aiutando la comunità e le persone indifficoltà. Un giorno si presenta alla loro porta, stremata, la parigina Babette Hersant, sfuggita dall'accusa di essere una communard. Babette viene accolta dalle due anziane signorine grazie alla lettera di un vecchio corteggiatore di una delle due e si guadagna l'ospitalità facendo da governante e contribuendo all'attività di beneficenza. Dopo quattordici anni da Parigi arriva una grossa vincita di denaro, 10 000 franchi. Tutti credono che Babette li userà per tornare in Francia, ma lei chiede di poter dedicare un pranzo alla memoria per il centenario della nascita del pastore, padre di Martina e Filippa. Gli abitanti del villaggio, seguaci di una vita priva di piaceri terreni, saranno letteralmente sedotti ed inebriati dal pranzo che Babette, un tempo grande cuoca, ha voluto organizzare per poter nuovamente esprimere il suo talento di artista. Per procurarsi gli ingredienti, le bevande, i cristalli e le stoviglie, senza dirlo a nessuno Babette ha speso tutto il suo denaro. Solo il vecchio generale, antico innamorato di una delle due sorelle, riesce incredulo a capire il reale valore economico del pranzo.
Commento
Il film è una straordinaria visione della concezione di quello che si è e di cosa si sarà. Il tema della vocazione è infatti centrale rispetto alla trama, ed è affrontato dalla figura di tutti i protagonisti. È interessante vedere il cambiamento del generale: al momento della sua scelta era imprigionato dal pensiero di perdere la sua donna; eppur strada facendo scopre che nella vita non si perde nulla, è tutto un guadagno. La vita si gioca non nel sì che si dice, ma nel modo in cui si vive il sì pronunciato. Quensto è valso per il generale in modo evidente, ma anche per la sorella cantante, la stessa Babette, che rinuncia a una vita ricca per un prazo donato agli amici più cari. È un piccolo gioiello di delicata grazia e di struggente eppur serena malinconia. Ottimo esempio di adattamento cinematografico . 
it.wikipedia.org

Babette:.....
"potevo renderli felici quando davo tutto il meglio di me....."
  • brodo di tartaruga - sherry ammontillado
  • blinis Dermidoff - veuve cliquot 1860
  • cailles en sarcophage - clos vaugeaud 1864
  • insalata in vinaigrette di aceto balsamico
  • formaggi dei pirenei
  • savarin al rhum
  • trionfo di frutta
  • caffè e vieux marc fine champagne
    • Friandises: pinolate, frollini, amaretti
il menù completo del Cafè Anglais a Paris, dove Babette era chef

"stasera ho imparato
che in questo  nostro
splendido mondo
ogni cosa è possibile."
il generale, da "Il pranzo di Babette"






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